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Indicazioni bio-bibliografiche
Franco Beltrametti (1937-1995)

Nato a Locarno nel 1937, Franco Beltrametti si è laureato in architettura al Politecnico di Zurigo nel 1963 per abbandonare subito la professione e dedicarsi invece a quella che fin dall’adolescenza si era profilata come una doppia vocazione: poesia e arte visiva. Parola e immagine diventano per lui, a partire dai primi anni Sessanta, non solo il campo della ricerca, ma un indirizzo di percorso.

A Zurigo incontra Alberto Giacometti, Richard Neutra, Alvar Aalto e la cerchia post-dada di Giovanni Blumer & friends. Nel 1960 a Locarno legge tutto di un fiato I sotterranei di Kerouac. A Parigi incontra J.-J. Lebel. Legge Coomaraswamy, i filosofi taoisti e zen. Dopo la laurea in architettura a Zurigo nel 1963, parte per il Giappone con la Transiberiana. Vive a Tokyo dove l’accoglie Minoru Shimoda, poi dal 1965 al 1967 a Kyoto. Si lega ai poeti beat Gary Snyder, Philip Whalen (che considera tuttora il suo maestro) e Cid Corman che, con Nanao Sakaki, fanno pubblicare in riviste underground giapponesi e americane le sue prime poesie. Insegna all’International Design Institute e studia alla Kyoto University la cultura tradizionale, teatro Noh incluso. Nel 1967 insegna architectural design al Cal Poly di San Luis Obispo, California. Frequenta Albert Saijo, Alan Watts, Robert Creeley, Allen Ginsberg, Laurence Ferlinghetti, Richard Brautigan e Richard Baker Roshi. Nel 1968 torna in Europa deciso a tenere tutto il tempo a disposizione per vivere e scrivere.

A Roma conosce Nanni Balestrini, Edoardo Cacciatore, Giulia Niccolai e Adriano Spatola che dal 1969 inizia a pubblicargli le raccolte di poesia Uno di quella gente condor, Nadamas, Un altro terremoto, In transito ecc., coinvolgendolo con Niccolai, Corrado Costa e Giovanni Anceschi al progetto «Tam Tam», la rivista di poesia di Spatola. Nella fucina «Tam Tam» di Spatola e Niccolai in casa Costa, conosce Giuliano della Casa, William Xerra, Claudio Parmiggiani, Emilio Villa, Luciano Anceschi, Gerald Bisinger, Baruchello e alcuni artisti americani fluxus. Nel 1971 stabilisce una base fissa a Riva San Vitale, all’estremo sud del lago di Lugano, nel cortile spazioso di Casa Ruchat. Nel 1974 a Los Angeles esce Another Earthquake. Dopo un grave incidente d’auto in Lussemburgo passa tre mesi in ospedale e fonda con Marcello Angioni e Harry Hoogstraten la rivista «Abracadabra». Del 1977 è la prima esposizione personale a Zurigo, Journal of Signs, a Venezia dove in autunno organizza con Gianantonio Pozzi (alias John Gian) il festival autonomo di poesia sperimentale P77 ai Saloni del Sale. A Milano Ar&a di Balestrini e Gianni Sassi gli pubblica il romanzo Quarantuno con prefazione di Corrado Costa. Partecipa a One World Poetry, Amsterdam, dove incontra William S. Burroughs.

Nel 1986 a Milano esce Graffiti Iyriques. Scrive e pubblica The Captain Alexis e Perché muoiono i nanetti sconosciuti. Traduce Il grande giorno verde di Raworth col quale espone Carte tibetane & Horses a Ca’ Bianca di Adriano Spatola, Sant’Ilario d’Enza. Nel 1987, per la Festa della poesia (cinquantesimo camuffato) a Riva San Vitale costruisce il Teepee/poesia, una lanterna magica. Stratosphera in omaggio a Demetrio Stratos, NYC 1989. Nel 1990 esce a Venezia la raccolta Tutto questo. Visita la Corsica e Akenaton gli pubblica 13 portraits de trobaïritz. Nel 1991, dopo letture in California, esce a Reggio Emilia Dossier Villon, 10 anni di scrittura a 4 mani con Corrado Costa. Inizia la serie di collages Mèches, ritratti di amici. A Venezia da Supernova esce Perché A. Nel solco di una generazione che riconosceva nella sperimentazione della beat generation americana (Ferlinghetti, Corso, Kerouac) e delle avanguardie italiane (Adriano Spatola, Giovanni Anceschi e Nanni Balestrini), nonché nella spiritualità orientale i punti di riferimento del proprio orizzonte, forte delle amicizie strette fin dai primi anni in Giappone (Gary Snyder, Philip Whalen, Cid Corman) e in Italia (Giulia Niccolai, Adriano Spatola, Lalla Romano, Fernanda Pivano), Beltrametti ha elaborato una sua mitologia essenziale.