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Indicazioni bio-bibliografiche
Toti Scialoja (1914-1998)

Nato nel 1914 a Roma; poeta, pittore e critico d’arte. Di formazione classica, dal 1953 al 1959 insegna all’Accademia delle Belle Arti a Roma; dopo un soggiorno di alcuni anni a Parigi e a New York, riprende nel 1967 l’insegnamento al liceo artistico di Brera a Milano e poi alla cattedra di scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Roma, dove è stato direttore dal 1982 al 1985.

Scialoja inizia la propria attività di scrittore con una tragedia in un atto dal titolo Morte dell’aria (1950), musicata da G. Petrassi. I contenuti della tragedia si trovano precisati e svillupati nella raccolta di poemetti in prosa dal titolo I segni della corda (1952), passata inosservata alla critica. Nel 1953 smette di scrivere e si dedica interamente alla pittura. Negli anni Settanta torna alla scrittura con quattro raccolte di «poesia con animali» da lui stesso illustrate: Amato topino caro (1971), Una vespa! Che spavento (1974), La stanza la stizza l’astuzia (1976) e Ghiro ghiro tonto (1979). Scialoja crea deliziose poesie, scioglilingua, filastrocche, inventa incantevoli meccanismi sonori giocando con assonanze e onomatopee, usando vocaboli inattesi e rime impreviste, strane, apparentemente assurde. Più che polemica sociale e culturale le «poesie con animali» mostrano una profonda ironia e una grande fantasia espresse con una perizia linguistica che culmina nella due raccolte poetiche Scarse serpi (1983) e La mela di Amleto (1984).
Muore a Roma nel 1998.

Poesia:
I segni della corda, 1952
Amato topino caro, 1971
La zanzara senza zeta, 1974
Una vespa! Che spavento, 1975
La stanza la stizza l’astuzia, 1976
Ghiro ghiro tonto, 1979
Paesaggi senza peso, 1981
Scarse serpi, 1983
La mela di Amleto, 1984
Tre lievi levrieri, 1985
Le sillabe della Sibilla, 1988
Versi del senso perso, 1989
L’ippopota disse: «mo...», 1990
I violini del diluvio, 1991