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Poesia lineare
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 Le chiavi dell’appartamento  |   Paesaggio n. 2  

Attrezzi di lettura

"Il mondo del felice è un mondo felice."
L. Wittgenstein

Dieci norme per l’orrore smerciato
per le sue rispondenze meccaniche
ingegnose all’esterno del corpo
ora inabile perché convertito
Nove sappiamo sono le innocenze
deformi e immateriali in infinito
nel pesce trascinato dalla lenza
nel fiume agitato dalle eliche
dal loro movimento intelligente
Otto sembrano inguaribili errori
sorrisi da attore imbestialito
in uno schema esistente e felice
disturbato da una voce nel porto
ma i nostri rapporti incrinati
si risolvono in un piccolo torto
Sette allora o sei le allegorie
sulla burocrazia della speranza
sulle facce rasate di fresco
industriose nel loro indugiare
telefonate interminabili amare
inutili appelli alla coscienza
Cinque per voluttà di terrore
gusto ingoffito di anima ferita
e inutile comunque nel pensiero
se quattro è già quasi la formula
della meditazione abbandonata
tre è la musica la serenata
due qualcosa che manca
uno quello a cui manca

                                               (da La piegatura del foglio, 1983)

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Il poema Stalin

1.

impermutabile indeclinabile in valuta pregiata in parole
rabbia non potere d’acquisto non valvola di tradimento
nevischio pioggia dura sul selciato sconnesso la piazza
sopra finimenti di cuoio gli odori bagnati la truppa
non facciamoci nebbia con discorsi non esageriamo la tosse
accendiamo sigarette ai fantasmi

2.

da qualche parte ancora il fiume il paese resta scritto
in caratteri gotici tra ditate di fiele schizzi di bile
ragni ornatamente inchiodati zampe sottili uncinate
non star lì a fare i conti erano ormai dappertutto
anche la storia talvolta dice la verità

3.

leccare non serve è azzannare che salva
non è riposo nella stanza ovattata sulla sedia a rotelle
la biascicata paura il ventaglio dell’opportuna sfiducia
l’incastro venoso e arterioso il risparmio del sangue
un calcolo posticipato che costa al destino dell’uomo
la metamorfosi del comunismo che non è il comunismo

4.

nessuna voglia adesso di un elenco di sconfitte
chi deve guidare ha sempre davanti una strada in salita
ancora una volta le chiavi di casa le ha in tasca il nemico
la spia il delatore nostro cugino l’intellettuale invecchiato
dentro l’intrigo la musica astuta la magniloquenza
dell’incorreggibile istinto della privata indulgenza

5.

funebre è il refrigerio di calcolarsi in pericolo
non la prèfica soltanto ha il diritto di cantare le lodi del morto
occorre soprattutto forzare la misura la diligenza apologetica
dai sillogismi non è necessario ricavare scusanti al silenzio
alla bilanciata ingratitudine alla non scremabile oscurità
tacere non è meglio di mentire

7.

un poema Stalin dovrebbe essere scritto senza aggettivi
senza virgole né decimali senza opportune parentesi
l’esclamazione un veleno l’interrogazione una stanca orditura
ma niente di meno accettabile dell’ingiuria del punto fermo

1879-1953
                                                                                              (da Majakovskiiiiiiiij, 1971)

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Interno

Una somma di alberi scandaglia la finestra
è luce decrescente geometria corrosiva
o riverbero arsenico aspra pigmentazione
sulla tazza sbreccata intarsiata dall’ombra
della porta sfumata che socchiude lo spazio
in residui dispersi scrostati dalle muffe
dei colpi di scalpello caduti sul mosaico.
                                                                      
                                                           (da Diversi accorgimenti, 1975)

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La composizione del testo

1.

un aggettivo la respirazione la finestra aperta
l’esatta dimensione dell’innesto nel fruscìo della pagina
oppure guarda come il testo si serve del corpo
guarda come l’opera è cosmica e biologica e logica
nelle voci notturne nelle aurorali esplosioni
nel gracidare graffiare piallare od accendere
qui sotto il cielo pastoso che impiastra le dita
parole che parlano

2.

si rivolge alla notte le grida di rallentare
dalla finestra o esistenza è il cerchio è lo spazio
è ritmico altalenare arpione che sfiora le labbra
gesti di bronzo camera oscura segno lasciato dall’acqua
incorniciata gelida faccia ipocrita polvere ipnosi
guarda ma guarda come la negazione modifica il testo
con parole possibili con parole impossibili

3.

ma il testo è un oggetto vivente fornito di chiavi
la cruda resezione il suo effetto l’incredibile osmosi
è questo il momento che aspetti comincia a tagliare
guarda come si tende e si gonfia sta per scoppiare
è l’immatura anaconda si morde la coda strisciando
odore della palude odore coniato da fiato di fango
un libro un quaderno una penna un desiderio indolore
senza parole

4.

e stancamente ora prende coscienza dei propri propositi
non è difficile fare prove diverse ricerche diverse
improbabili preparativi per un viaggio ormai certo
anche tu lasciati rendere sterile non spalancare la porta
intrattabile eczema la carne stellata le macerie il macello
nel testo tutto si accumula tutto si scioglie in vapore
ricordati è tardi ricordati è ora di andare di salutare
con poche precise innocue parole

5.

dopo le prime battute la materia diventa insensibile
o sensibile incerta privata rischiosa privilegiata declinazione
in termini di organiche funzioni e disfunzioni
oppure in termini di slabbrate sgraziate monodiche alternative
guarda a questo punto come il testo comincia a perdere i colpi
la colpa è del rifiuto tu parti dallo stesso rifiuto di prima
ma accetterai qualsiasi altro incarico ti venga affidato
che non abbia bisogno di parole

6.

è incoerente è indeterminato la sua malattia non ha scopo
adesso che siamo nel testo gli infissi sembrano cedere
un sostantivo è un accesso di tosse il principio dell’isteria
la volgare dilatazione la trancia sanguinolenta
senza falconi senza promesse senza corni da caccia senza catarsi
il bosco è pieno di fragili docili stupide vittime
il bosco è pieno d’amore e come odia l’amore
questa parola

7.

fra poco nel testo avrà inizio la parte finale
catalogo di manierismi e di stupri canzone e narcosi
sul calendario segnare con la matita la data della consegna
un verbo è il parassita il narciso la rabbia sottocutanea
ma guarda come la macchina mastica e schiuma e riscalda
la musica sale la mano corregge la luce si abbassa
più bassa la testa allarga le braccia non chiudere gli occhi
cancella quella parola

(1971)
                                                                                  (da La composizione del testo, 1978)

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La mia prima lavatrice

La mia prima lavatrice ha una gola quasi umana
somigliante da lontano a un ventaglio di sottana
piccole ostriche avvolte nelle vulve innamorate
gentilmente sottilmente forse molto infuriate

La mia prima lavatrice ha un istinto sicuro
gesti fatti per caso o per metterla al muro
neve alta nel cortile che fa piovere dal tetto
gocce d’acqua traslucide sparate nel suo petto

La mia prima lavatrice ha già avuto un infarto
vergognosi sussulti pensabili un po’ in parto
rumori di rotazione liberantisi in fretta
da imberbi calzoni che ne vogliono una fetta

La mia prima lavatrice può darsi è già stanca di sé
non si conosce non ne ha voglia nemmeno sa perché
si annoia si annoia si annoia sta per saltar via
luci l’abbagliano le fa qui bene soltanto l’agonia

La mia prima lavatrice ha perso o vinto al gioco
di ciò che sta lavando le manca moltissimo o poco
la biancheria fetida sporca l’offende se la fa
chi sa cosa di cosa al resto del resto resterà

ecc.
                                                                       (da La piegatura del foglio, 1983)

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Le chiavi dell’appartamento
                                                                  per Roberto Brocco

1.

Possibile andare a sinistra verso le scale
o infilarsi subito a destra nell’ascensore
con i piani segnati da lettere e numeri
percossi a ogni scatto da un tuono lontano
da una stridio strisciante e inumano

2.

Da dentro è possibile contare i gradini
godere la luce delle grandi vetrate
sorridere senza disturbare i bambini
strofinarsi la fronte con la mano
qui sarà ovvio citare le inferriate
le odiose storie delle famiglie impazzite

3.

Possibile è anche restare in cortile
o scendere nel pozzo del cavedio
segnando sul taccuino le ipotesi fatte
questa è la retorica del condominio
il suo facilissimo uso in poesia
la sua dissoluzione per inedia
altro conformismo un attacco di bile

4.

Dal di fuori è possibile pensare alla cantina
ai suoi misteriosi corridoi centinati
cercando di uscire dal labirinto
i muratori costruiranno le ossa
faranno saltare i cunicoli murati

5.

Possibile è quasi tutto impossibile
nella tersa mania dei davanzali
sospesi sul profondissimo vuoto
conciato con odori di ospedale
alcune macchine si mettono in moto
lo strato erboso ha un fremito caldo

6.

Da sopra è possibile guardare in basso
dove il cuore indurito non batte
ventricolo destro ventricolo sinistro 
serpente inalterabile per l’altro futuro
visitatori si prega di non far chiasso

7.

Possibile che sia allegoria della morte
questo sproloquio protervo e imbecille
scritto per un incubo mai realizzato 
qualcosa di medievale e umiliante
gli elementi ci sono stati tutti
il mondo è stato riconsiderato

                                                           (da La piegatura del foglio, 1983)

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Paesaggio n. 2

Il bassopiano l’inverno asciuga la caligine
un luogo o apocalissi un rumore attutito
è l’incontro assorbito l’evitata presenza
stemperata nel vuoto nel volto nei polmoni
è il fischio del richiamo l’impassibile genesi
l’insensibile segno la prova la paralisi
senza domande o suppliche senza dimenticare.

                                                                       (da Diversi accorgimenti, 1975)

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